In Italia arriviamo quattro mesi dopo, ci stupiamo e facciamo su un casino come solo noi sappiamo fare.
Questo è in sostanza l’effetto che l’approdo delle tanto discusse sneakers marcate Lidl, ha prodotto sull’italico consumatore. Una convulsa corsa all’accaparrarsi le ambite calzature colti da un’inspiegabile frenesia, incuranti di assembramenti e zone cromaticamente più o meno rosse. Posseduti insomma dal solito effetto gregge.
In realtà dietro ai nuovi capi di abbigliamento della catena di supermercati tedesca, c’è un’importante quanto geniale, operazione di rebranding.
Fino a poco tempo fa il Lidl, nell’immaginario collettivo era un discount per poveri, la quintessenza della miseria, con una clientela dal bassissimo potere d’acquisto. Pagava quindi una sorta di stigmatismo sociale.
Oggi invece, grazie al marketing, il colosso germanico si sta accaparrando l’immagine di supermercato smart: “Non cambiare stile di vita, cambia supermercato!”. Come a dire: “chi è intelligente spende meglio i suoi soldi da noi, non rinunciando alla qualità”.
L’idea di lanciare il proprio brand di abbigliamento, e di farlo a tiratura limitata si è rivelata estremamente brillante. Seguendo l’esempio di Balenciaga che proponeva magliette operaie al costo di centinaia di dollari, Lidl ha disegnato e proposto i propri capi, alla sua abituale clientela e a prezzi da discount. Confidando nello schema classico che segue un capo di streetwear e facendo centro.
Non solo i prodotti sono andati a ruba, ma sono diventati un must. Il marchio Lidl è sulla bocca di tutti, ne parlano giornali, influencer e youtuber, con un ritorno d’immagine pazzesco.
In tutto questo gli italiani cos’hanno capito? Sostanzialmente nulla. Qualcuno ha pensato di guadagnare qualcosa con il reselling, mentre altri forse si limiteranno a postare foto sui social, calzando il loro variopinto quanto orribile trofeo. A breve cadrà tutto nel dimenticatoio e l’unico risultato di quest’isteria collettiva sarà l’aver fatto ulteriormente guadagnare un colosso della grande distribuzione, che già vanta un fatturato di 89,87 miliardi di euro.
Noi? Noi siamo ad un passo dalla recessione economica, ma questo passo, pare, lo faremo calzando le Lidl sneakers.
Critica precisa e graffiante oltre che rivelatrice sia delle dinamiche economiche dei gruppi dei super mercati che sociali, estetiche e … (sotto)culturali. Ma sono dinamiche molto difficili da combattere e sradicare. Acquistare(con quali soldi e guadagnati come?)quel tipo di scarpe o quei jeans o giacca rappresenta la superficie e l’esteriorità dell’essere(di quale età?) e il riconoscimento personale e altrui.
È paradossale se pensiamo che sono terrorizzati di essere spiati e controllati. Quando in effetti sono schiavi inconsapevoli delle logiche di mercato.
Probabilmente le due dinamiche sono intrecciate. Per gli ignari non avere coscienza di sè e del mondo(anche solo quello intorno) per molti versi è una sorta di limbo o salvezza, pur soffrendo per quello che non si può avere che incide così tanto nella prpria carne. Mi piace il tuo modo di esporre i vari argomenti e cosa importante badi all’essenzialità. Ciao
Grazie 😊😊😊