Leggendo questo romanzo mi sono resa conto della necessità che ho di colmare numerose lacune.
Credo che a scuola non diano sufficiente importanza allo studio del periodo del ventennio, così fondamentale per capire l’Italia.
Scurati scrive bene, troppo, tanto da farmi quasi vergognare di quello che scrivo io. Credo che “M il figlio del secolo” sia uno dei libri più interessanti, intensi e ipnotici che io abbia mai letto. Premio Strega meritatissimo.
La storia di Benito Mussolini è una storia unica sotto molti punti di vista. E comune sotto molti altri, almeno per quanto riguarda le sue origini.
Figlio di un fabbro e di una maestra, povero, non particolarmente dotato. Sembrava destinato ad una vita di miserie come quella di molti.
Ma è tenace, ed è cauto. Le persone davvero coraggiose e intelligenti infatti, sono caute, raramente sbraitano, non si gettano nella mischia. Sanno scegliere, sanno aspettare.
Questi sono i fattori che hanno portato Mussolini al potere. Ha creato il caos, ha portato l’Italia sull’orlo della guerra civile si è posto come il salvatore della patria, per poi portarci alla rovina totale.
Mussolini era un populista/socialista, e proprio perché aveva provato sulla propria pelle i disagi della società, sapeva che:
“le rivoluzioni si sono sempre fatte armando l’intero bassofondo sociale di rivoltelle e bombe a mano”.
Propone il fascismo come un anti partito, seduce i giovani con l’azione e la promessa di gloria e d’imprese. Sull’onda dell’entusiasmo della presa di Fiume da parte di Gabriele d’Annunzio. Il Vate, che avrà un ruolo fondamentale nell’ascesa al potere di Mussolini.
“Il fascismo, aveva detto, è un movimento progressista, dinamico, giovane, vivace, nato per svecchiare la politica italiana e aprirla alla partecipazione delle masse”
Questo passo vi ricorda qualcosa? Qualcuno ? Un blog forse?
“Le masse se ci presti attenzione, se non le ignori, sono fatte così: basta guidarle e loro ti seguiranno”.
Mussolini è pioniere nell’arte di affascinare il popolo, sa bene che chi sguazza nella miseria ha bisogno di un appiglio, di un faro che lo illuda di uscire dal buio della sua inutile esistenza, che illumini una vita che per ignoranza e mancanza di talenti è destinata ad essere inutile :
“date lo splendore della violenza a questi cittadini di una imperscrutabile metropoli moderna, del suo buoi denso e fitti, a questi uomini sopraffatti da un’esistenza che non capiscono, date un tracciante luminoso al loro sanguinoso desiderio di luce, date loro un destino e loro vi seguiranno.”
Il fascismo fa paura e allo stesso tempo affascina. Mentre il comunismo che sembra incombere è una minaccia, una dottrina per pochi, i socialisti vanno al potere in Italia ma il popolo non è veramente convinto.
Il re è una presenza quasi irreale, anonima, nelle campagne si combatte a bastonate e colpi di pistola.
La realtà e sanguinosa, Roma e il governo sono lontanissimi dalle persone, che sono pronte a dare consenso a chi picchia più forte. Ignoranza e mal contento dilagano.
Mentre a Fiume, D’Annunzio, vive in una realtà parallela e aulica, in un assedio che sembra più un carnevale perenne.
Se la politica dell’epoca, il re, il governo legittimo, avesse reagito con i modi dovuti, il corso della storia sarebbe decisamente cambiato.
“La catena paziente dei padri che generano i propri figli si è spezzata con la guerra. Lo schema si è rotto e soltanto uno come Mussolini potrà guidare la generazione cui il destino ha concesso il diritto di fare la storia”
Mussolini, un miserabile ripulito.
La civilizzazione del buzzurro è opera di Margherita Sarfatti, contessa, di origine ebraica, sua amante.
Lei lo eleva, lo consiglia, lo introduce in ambienti che prima gli avrebbero chiuso le porte in faccia.
Margherita è innamorata, ingenua, sciocca per quanto intellettuale, crea un mostro e non se ne rende conto.
Non è la sua sola amante, ne ha numerose. È il tipico maschio bisognoso di continue conferme. Con Margherita si confida, è un debole su molti fronti. Considera Rachele, la moglie legittima, una contadina sforna figli, in pieno accordo con i canoni dell’epoca.
Non che oggi sia cambiato granché. Le sante in cucina a crescere i figli e per il divertimento ci si rivolge altrove.
Margherita adora Benito e rimane cieca all’escalation di violenza che accompagna l’ascesa del suo amante.
Le squadracce fasciste seminano il terrore nelle campagne dell’Emilia, gli scontri con i socialisti si fanno sanguinosi, ci sono feriti, morti, bombe e attentati.
La paura dilaga mentre Mussolini è sempre lì, aspetta, perde le elezioni, ma non molla. Sa, che la democrazia è in crisi e sente che basterà attendere.
“Oramai, d’altronde, lui va per i quarant’anni, è quasi calvo, fra poco non avrà più un capello sulla testa, la semina ha un suo tempo, un tempo breve. Bisogna mietere, bisogna concludere, bisogna vincere. E poi tornare a vincere ancora perché il mondo non ha pietà per i vincitori”.
E così Benito vince, viene eletto e occupa in parlamento il posto dell’ultimo scanno di estrema destra. Posto che mai nessuno aveva voluto occupare.
Da qui l’ascesa del fascismo sarà un vero e proprio pasticcio all’italiana. Un gran casino, come solo noi sappiamo fare.
“Siamo un paese da carnevale una nazione da avanspettacolo”.
Prima di leggere questo romanzo, pensavo che la marcia su Roma fosse stata una cosa più seria. Invece fu una gran pagliacciata.
Un rimbalzo di responsabilità,con il governo preso per inettitudine, per stanchezza e l’esercito che non spara un colpo contro le divisioni fasciste che scendono lungo la penisola.
Troppo indolenti per combattere, troppo ignoranti e pronti a salire sul carro del vincitore, ansiosamente occupati a voler conservare i propri privilegi. Così fu la classe dirigente dell’epoca.
Difatti poco dopo, il partito fascista, nato come anti partito rivoluzionario, diventerà monarchico e conservatore, amico dei potenti, degli industriali e dei latifondisti.
“Il secolo della democrazia è muore nel 1919-1920… Il processo di restaurazione a destra è già visibile nelle manifestazioni concrete. L’orgia dell’indisciplina è cessata, gli entusiasmi per i miti sociali e democratici finiti.”
Mussolini da un lato si crogiola nel successo, ma dall’altro teme la facilità con cui il popolo cambia idea.
Inizia a fare i conti con un potere non facile da gestire.
C’è sempre l’incognita Matteotti, che gli oppone una resistenza strenua, disperata, lucida. Cerca di smascherare i brogli fascisti, le collusioni, la corruzione e i traffici internazionali illeciti.
È un pericolo troppo grande e va fatto tacere. Ma l’omicidio dell’onorevole si ritorcerà contro il Duce, scatenandogli addosso l’indignazione dell’opinione pubblica.
“Vi sono due morti, Matteotti e Mussolini. L’Italia è divisa in due, quelli che piangono la morte dell’uno e quelli che piangono la morte dell’altro”
Il Duce è dato per spacciato, ma è disposto a tutto : “vivi pericolosamente” è il suo motto,
Ed è violenza, l’Italia caduta per errore in mano ad un gruppo di facinorosi capeggiati da un furbo, sperimenterà vent’anni di orrori, repressioni e violenza.
Con l’aggravante, ormai cent’anni dopo, di non aver capito nulla della storia.
M il figlio del secolo
Bompiani editore
Cinque serpi su cinque