Oggi è il giorno della memoria, la memoria di eventi accaduti moltissimo tempo addietro. Fino a pochi anni fa mi pareva che quei fatti si stessero progressivamente riducendo ad un eco, sempre più lontano. Oggi invece pare di sentirle quelle voci, percepire quell’angoscia, vedere quella disperazione. Anzi, non solo mi sembra, è così. Non è più la memoria è il presente.
Il diverso è il pericolo. Le persone hanno bisogno di un nemico, di un capro espiatorio. La tua vita va male? L’economia va a rotoli? Non arrivi a fine mese? Dev’essere colpa di qualcuno! Non certo una responsabilità personale o collettiva, no, è colpa.
Durante l’olocausto la colpa era degli ebrei, degli zingari, degli omosessuali. Oggi? Anche! Ma si sono aggiunti gli immigrati, balzati in cima alla lista, così di prepotenza.
Quindi se la mia vita è un fallimento non è un mio problema, è colpa di qualcun’ altro! Fantastico è un bellissimo concetto! Una soluzione semplice. Una soluzione finale.
Mandiamoli via, uccidiamoli, al rogo, che anneghino!
Oggi però postano tutti la fotografia di un campo di sterminio con annessa faccina lacrimevole. Perché? Fondamentalmente perché non capiscono nulla. Perché piace essere storditi dai social, esattamente come ottant’anni fa venivano storditi dalla propaganda. Perché piace che qualcuno pensi per noi e ci consoli dicendo: “non è colpa tua, non sei un imbecille, sono gli altri che sono cattivi, ma non preoccuparti, li eliminiamo, tu continua farti selfie!”
No, della giornata della memoria la maggioranza delle persone non ha capito niente.
Non è più la giornata della memoria, è la giornata di “apri gli occhi e guardati intorno”. La giornata di “senti le grida disperate”, non sono più le persone nelle camere a gas. Sono quelle che annegano in mare.
Poiché ho parecchio apprezzato l’articolo e le conclusioni a cui sei arrivata, mi permetto di commentare con questi miei pochi e insufficienti versi:
I LUNGHI GIORNI DELLA MEMORIA
Orrore degli occhi orrore dei corpi.
Che nessuno c’infetti.
Una pioggia arida brucia la carne
un fumo denso è ciò che rimane dell’anima.
La memoria è un pozzo nero
Galleggiano lenzuola lacere
ricoprono corpi risorti
dal fuoco dell’Africa.
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Sperando di non averti infastidito con questa mia invasione di campo, ti auguro una buona serata.
Marcello
Grazie Marcello! Bellissimi, tristi e veritieri versi….💖
Grazie dell’apprezzamento e scusami ancora.