La vedi lontano un miglio, e la prima parola che ti viene in mente osservandola è : accozzaglia.
Un’abbagliante insieme di colori e glitter, che ti si avvicina mettendo a serio rischio le tue cornee. Di mezza età, solitamente separata, ovviamente molto ricca. Se non è separata, di certo il marito ha una storia con la segretaria, con la parrucchiera e con tutte quelle che passano o che passeggiano…. Non importa, quello che conta è salvare l’apparenza e fingere devozione al pappagallo multicolor, alias legittima consorte. Non che il marito sia un adone, anche lui di mezza età, capello rado , panza incipiente. La Visa però è oro, talmente brillante da far passare in secondo piano i difetti dell’ominide pelato.
Lei si sfoga con lo shopping. Non è nata ricca e la disponibilità economica è diventata l’unica certezza della sua vita. Gli acquisti l’unica gioia. Il marito è sempre assente e le “amiche” , del tanto anelato giro “che conta”, la giudicano una parvenu senza né stile né classe. La sua certezza sta nel marchio: è convinta che vestendosi griffata da capo a piedi non possa sbagliare. L’anagramma LV per lei è garanzia di eleganza. Peccato che abbia la classe di una pascolatrice di capre e l’eleganza di una marghera scesa dai monti. Perciò LV, abbinato alla sua persona, più che a Louis Vuitton, faccia pensare a La Vacca, così. Per assonanza.
Non si limita però al mono marchio, no, si sbizzarrisce diventando un bizzarro insieme di capi, tutti possibilmente sgargianti e brillantinati. Perché fa trendy, fa moda, fa fashion victim …. fa schifo …. a no … fa stile!
Il sandalo abbinato al calzino con il fiocco (rosso of corse) è il suo must have. Così come la cintura con la fibbia D&G, talmente grande che se si piega in avanti rischia l’isterectomia.
Ha i capelli mechati, con qualche ciocca fucsia, consiglio dell’infame parrucchiere che, illudendola sul miracolo di gioventù che può fare il “capello pazzo”, le estorce cento euro in più, senza vergogna alcuna.
Si fa il bagno nel profumo, non importa quale, basta sia il più costoso del momento. Di solito usa Chanel numero 5, anche se lo detesta, ma fa classe…..
Questo rende l’avvicinarsi alla donna marchiata una sconvolgente esperienza sensoriale, che provoca: giramenti di testa per l’abbinamento dei colori, nausea per tutte le scritte dei brand che indossa e soffocamento per le intese note della fragranza in cui è intrisa fino al midollo.
La sua ultima tentazione è stata il tatuaggio, che riflettendoci bene è pur sempre un marchio! E così dal flaccido décolleté ( sta pensando di rifarsi il seno, e anche un po’ di botox o di filler alle labbra, adesso lo fanno tutte!), sbuca una rosa rossa con tanto di spine arrotolate. Ah, quando c’è la classe!
I figli, laureati alla Bocconi, si vergognano di lei e si sono trasferiti. Chi a Londra chi a New York, dove ovviamente fanno i CEO di importanti aziende, e non tornano a casa neppure per natale.
Ovviamente è infelice, ma non può darlo a vedere, perché conosce le privazioni ed è cresciuta convinta che il denaro risolva tutto. Per questo da giovane si è decisa a sposarsi con quel ragazzo, brutto come la fame e simpatico come un cefalo morto, ma che stava per aprire la seconda salumeria. Oggi di salumerie ne ha dodici, di soldi molti e di gioie nessuna.
Ma non importa, basta un giro in via Montenapoleone per ritrovare il sorriso e non pensare più, e per il futuro chissà, magari Vuitton si deciderà a fare le fodere per le bare.