Maggio è il mio mese, nel senso che è il mese del mio compleanno.
Evento che porta con se grandi gioie o grandi tragedie, a seconda di come valuto la mia vita al momento.
Per esempio : alla soglia dei venticinque anni, ero fermamente convinta che non sarei arrivata a compierli, così come i trentaquattro. Sui trenta non inizio nemmeno il discorso perché potrei scriverci un romanzo. I trentacinque di quest’anno, tutto sommato, mi stanno anche bene.
Si vede che sto percependo la mia vita come soddisfacente. “I’m in a good place”, o almeno così pare.
Maggio è anche il mese delle rose, infatti il mio buon proposito di oggi era farmi un giro per il parco a fotografare le prime fioriture. Ma tant’è, c’è vento e fa un freddo cane. Tipico. Per anni ho guardato in tv il concerto a Roma, dove tutti ballavano in maniche corte, mentre io ero sul divano con il plaid.
Primo maggio quindi, festa del lavoro. Parlare del lavoro in Italia equivale a scoperchiare un vaso di Pandora.
Ovviamente su questo tema tutti si lamentano. Chi perché non trova lavoro, chi perché non trova personale. Chi perché vorrebbe il reddito di cittadinanza e stare a casa a non fare un tubo.
Che è poi quello che ho sempre percepito nella mia esperienza lavorativa, gestendo anche un discreto numero di risorse. Una gran voglia di far nulla, o almeno di fare il meno possibile, per il massimo guadagnabile.
Il risultato top? Lo scopo della vita? Fare quattro ore di lavoro , dalle nove alle tredici, scaldando la scrivania, con due pause caffè e sigaretta, da quindici minuti ciascuna. Per mille euro al mese. Realizzazione massima.
Ora, non che tutti i lavoratori siano così, ma nella mia esperienza, sono la maggioranza.
Io invece mi annoio, devo sempre fare mille cose. Certo mi è stata insegnata la cultura del lavoro. Ma di mio devo essere impegnata.
Indubbiamente però il fannullone 9-13 vive meglio. Senza pensieri. Calmo, serafico. Per impegnare la mattinata, sfoglia il volantino di offerte Lidl della settimana, facendo il massimo di introspezione a lui possibile: “prendo la macchina del pane o la piastra per i waffle?”. Ovviamente non cucinerà mai né pane né waffle, ma questa considerazione basterà ad occupare la mente. Mentre io sono alle prese con paturnie, dubbi esistenziali e considerazioni su : “a che punto è la mia vita”.
Forse è ora di comprare la macchina dei waffle.
Buon primo maggio 🙂
Leti