Soter Σωτήρ Il salvatore.
Non solo epiteto di dei ed eroi ma anche una vero e proprio credo. “La soteriologia” dottrina della salvezza, la liberazione dell’uomo dal male.
Ed ecco: Sutera, un remoto paesino in provincia di Caltanissetta. Il cui nome deriva proprio dal greco soter. Diventare un faro di speranza per l’eradicazione di uno dei mali del nostro tempo: la xenofobia (“paura dello straniero”; composto da ξένος, xenos, “straniero” e φόβος, phobos, “paura”)
Da questo paese settanta anni fa, emigrò gran parte della popolazione. Verso il nord Italia, verso l’Europa. In cerca di un lavoro e di un futuro migliore.
A scontrarsi, con un mondo che non li voleva, benché ne avesse necessità. Necessità di una forza lavoro che sopperisse le richieste del boom economico. Che riempisse, le linee della Fiat e di altre grandi aziende. Che producesse, che desse una spinta all’indice demografico.
Come dire, la storia si ripete. Ma come allora siamo troppo ciechi, troppo egoisti, troppo diffidenti verso qualcosa che non conosciamo, verso il cambiamento.
E allora stigmatizziamo l’immigrato. Colui che vuole toglierci il benessere, rubarci il lavoro, delinquere. Nell’illusione che la nostra vita senza lo straniero sarebbe perfetta. Qualcuno si è mai seriamente posto questa domanda: come cambierebbe la mia vita se gli immigrati non ci fossero?
Siamo talmente focalizzati sul negativo che nessuno cerca più di razionalizzare.
A Sutera qualcuno ha razionalizzato. Tanto che il paese è finito sul Time, e per una volta gli americani non ci hanno riso dietro.
L’idea è semplice, il borgo è pieno di case abbandonate e il sindaco le assegna agli immigrati. Scampati ad atroci traversate. Magicamente il paese rinasce, si ripopola. A scuola ci sono bambini, le strade brulicano di persone. Si stringono nuove amicizie. Si lavora. La vita, semplicemente.
Non un idillio utopico, ma una comunità fatta di persone. Con pregi e difetti.
Come Sutera altri paesi della Sicilia si stanno ripopolando grazie a queste persone. D’altra parte l’isola è stata storicamente sede di ogni genere di flusso migratorio. Si era svuotata, ed oggi si sta ripopolando. Le bellezze che hanno portato i fenici, i greci, gli arabi, i normanni, si arricchiranno di nuove storie. Di nuove culture, cibi, sapori, idee.
Evolversi fa guardare avanti.
E per citare Tomasi di Lampedusa:
“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.”