Un recente articolo di Wired spiega il fenomeno delle fake news e cerca di analizzarne le cause della diffusione in rete:
“In base ai risultati dei ricercatori, infatti, i bot – programmi scritti per imitare le nostre conversazioni e diffondere informazioni – spargono con la stessa frequenza le notizie vere e quelle false, al contrario di noi, che ritwittiamo le fake news ben il 70% delle volte in più. Insomma, sembrerebbe che il buon senso venga meno, in certi casi, e non possiamo nemmeno dare la colpa ai nuovi software.”
A quanto sembra la maggioranza di queste notizie false, condivise ossessivamente, sono quelle “brutte”, post che suscitano paura, orrore e disgusto.
La spiegazione, senza andare a disturbare i padri della psicanalisi. È molto semplice. Secondo statistiche recenti oltre il 70% degli italiani è analfabeta funzionale. In teoria sarebbero in grado di leggere un post, ma solitamente non lo fanno, limitandosi al titolo o all’immagine. Anche in caso si soffermino a leggere, non riescono poi a fare un’analisi critica, o spiegare quanto appreso dallo scritto. Praticamente sono del tutto incapaci di comprendere un testo nella sua interezza. Ne consegue un eloquio che si riduce a poche frasi, prive di senso logico o grammaticale e ricco di intercalari.
La comunicazione “iconica”, tramite messaggistica sta peggiorando ulteriormente la situazione. In pratica stiamo tornando alle incisioni rupestri.
La fotografia sociale odierna vede una maggioranza di persone in balia di quello che: “c’è scritto su Facebook”, terrorizzate da notizie assurde e grottesche. In una sorta di delirio collettivo alla “mille e non più mille”.
C’è chi da questa situazione ci lucra, vedi banner pubblicitari. C’è chi ci vince le elezioni, vedi Trump. E poi c’è un 30% di persone intelligenti che cerca di barcamenarsi in questo circo dell’assurdo, dove l’idiota ha diritto d’opinione e lo scemo s’improvvisa scienziato mettendo in discussione chi ha studiato per anni.
In uno scenario simile resistere è difficile, in fondo però essere consapevoli di quello che ci circonda è comunque un vantaggio. Si può usare per scopi egoistici, per scopi politici o anche solo per essere super partes e cercare di costruire qualcosa di buono.