Le false percezioni:
Lincoln Steffens, decano dei giornalisti americani, faceva notare come avrebbe potuto facilmente creare una psicosi collettiva, partendo dai normali fatti di cronaca che avvenivano nel quotidiano, amplificandoli attraverso il mezzo mediatico. Una teoria sviluppata agli inizi del novecento, quando i mezzi di comunicazione non erano certo quelli odierni. L’allora figura del cronista rappresentava un tramite tra le masse e ciò che succede nel mondo, in conseguenza, i lettori sviluppano nei suoi confronti un rapporto di tipo fideistico.
Oggi questa figura è tradotta in pagine social e blog.
Partendo da questo presupposto si comprende la delicatezza del ruolo di chi fa informazione; una notizia manomessa, alterata o, peggio ancora, falsa, altera la percezione che il cittadino ha di se stesso, del collettivo e di chi lo governa, orientandolo di conseguenza.
Le motivazioni dietro alla manipolazione delle informazioni sono: l’orientamento politico, (quasi tutte le testate hanno una proprietà partitica) ed il guadagno attraverso la pubblicità (più o meno celata), il famoso “click bait” che soltanto le notizie con titolo ad altissimo impatto emotivo possono garantire, secondo il principio della catarsi. Il lettore scarica ed appaga i propri impulsi più violenti nell’acquisizione di una notizia d’importante impatto adrenalinico. Come risultato si viene meno a qualunque tipo di etica e si nuoce alla società, corrodendone le basi e, quel che è peggio, la fiducia, ammanettandola ad una cultura del disfattismo che mostra i contorni del vicolo cieco.
L’utente medio subisce gli algoritmi dei social, senza avere capacità critiche e viene canalizzato di conseguenza. Una vera miniera d’oro per la politica odierna ed una catastrofe per la società. Vedi la questione dei vaccini, o ancora peggio la creazione di un “nemico” e la stigmatizzazione di tutto quanto è estraneo e più debole. Tutti fattori che portano le persone a credere di essere migliori degli altri o più intelligenti perché leggono notizie (o nella maggior parte dei casi solamente il titolo) sul genere: “Quello che nessuno ti dice”, “quello che i medici non vogliono si scopra”, “il governo ha sempre nascosto ….”. Credendosi in questo modo onniscienti e più preparati di chi li governa. In sostanza un paradosso digitale della teoria del superuomo di Nietzsche, che già in passato è stata utilizzata per manipolare le masse.
In questo scenario una riflessione sul riconsiderare il suffragio universale, da parte di chi è in grado di porsi in maniera critica rispetto a questi fenomeni, è quantomeno legittima e attuale. Per quanto contraddittoria. Perché il suffragio è di per se l’essenza della democrazia e da voce alla diversità d’opinione. Ma di fronte alla manipolazione delle masse attraverso la rete per scopi populistici e demagogici è ancora una garanzia di libertà?